Nel lavoro di M.Erickson è in qualche modo implicito un modello teorico neuropsicologico, che è stato in seguito esplicitato dal suo grande allievo E.Rossi.

Questo modello sottolinea teoricamente ed utilizza clinicamente le differenze di funzionamento dell’emisfero destro dall’emisfero sinistro.

In base a questo costrutto teorico, si può concepire la trance, come frutto di una stimolazione ed enfatizzazione del funzionamento dell’emisfero destro, mentre, possiamo ritenere che venga progressivamente depotenziato l’emisfero sinistro e le sue tipiche modalità di funzionamento: razionali, verbali e logiche.

Risulta chiaro pertanto come le sottili, eleganti induzioni ericksoniane siano da intendere come sforzi atti a depotenziare l’emisfero dominante e l’organizzazione della coscienza logico-linguistica. Dunque gli approcci indiretti, mimici, non verbali, sono da ritenere utili al fine di allontanare dolcemente, durante l’induzione della trance, la coscienza, dalla sua specializzazione linguistica.
L’uso del paradosso, dei doppi legami, degli shok–sorpresa, la confusione, la messa in crisi degli abituali schemi di riferimento sono tutti interventi da concepire come un insieme di tentativi finalizzati a depotenziare progressivamente l’emisfero sinistro. Infatti, mentre l’emisfero dominante è destinato al controllo delle riflessioni e delle comunicazioni di tipo intellettuale, il destro è specializzato nel controllare dati di natura cinestesica, visiva e spaziale. Ma questo emisfero è anche più strettamente associato con i processi emotivi e con la percezione dello schema corporeo e molte ricerche lo segnalano come strettamente implicato in tutte le forme di reazione psicosomatica.( vedremo prossimamente le memorie stato-dipendenti).

Questo approccio semplifica la metodologia ed abbrevia i tempi della psicoterapia tradizionale che tendeva a tradurre il linguaggio psicosomatico nei modelli cognitivi e astratti dell’emisfero sinistro. Con essa, molte volte, è stato, ed è tuttora, possibile giungere a comprende molto di noi, con insight straordinari, ma troppo spesso, tutto ciò, può risultare non sufficiente a produrre mutamenti effettivi nei disturbi presentati dai pazienti.

Noi preferiamo tentare di lavorare direttamente con il referente diretto dei sintomi, l’emisfero destro, riuscendo talvolta ad abbreviare enormemente i tempi della terapia.