Jean Piaget nasce in Svizzera il 9/8/1896 e muore a Ginevra il 16/9/1980. Nel 1918 si laurea nella sua città natale (Neuchatel) e successivamente collabora alla Sorbona con Bleuler e con Binet. Diviene insegnante e ricercatore all’istituto J. J. Rosseau. Insegna filosofia a Neuchtel, Ginevra e Losanna. Negli anni ’40 diviene presidente della società svizzera di psicologia fondando il periodico “Revue Suisse de Psychologie”. Nel 1955, con le sovvenzioni della fondazione Rockefeller, fonda a Ginevra il “Centre International d’Epistemologie Genetique”.
Piaget è unanimemente considerato uno dei più importanti psicologi dello sviluppo mentale. Il suo contributo è straordinario sia per l’originalità della teoria che per la metodologia. La tecnica di ricerca di Piaget, il suo “metodo clinico” si distingue da altre tecniche di ricerca sperimentale, per la rinunzia alla standardizzazione.
Egli infatti accorda una netta preferenza ad un metodo individuale, flessibile e variabile.
Possiamo affermare che il suo approccio ai problemi della psicologia evolutiva risente fortemente della sua formazione biologica. Non certo nel senso che egli cerchi una fondazione fisiologica ad essi ma nel senso dell’importanza dal lui assegnata alle funzioni adattive degli organismi.
L’evoluzione ci insegna come gli organismi (intesi come specie) cambino nel tempo sotto la spinta della selezione naturale. Piaget traspone due caratteristiche dell’evoluzione nei suoi quadri interpretativi dello sviluppo psicologico individuale.
La prima è il continuo adattamento di strutture vecchie a funzioni nuove, la seconda è lo sviluppo di nuove strutture per assolvere meglio funzioni vecchie o per rispondere a nuove esigenze a causa di circostanze mutate.
Comunque possiamo dire che lo sviluppo è sempre collegato al passato e a ciò che già esiste.
Ma che cosa cambia a livello psicologico, paragonabile alle modifiche biologiche degli organismi che si adattano? Il dato psicologico che muta, per lo psicologo ginevrino, è lo “schema”.