I disturbi dell’alimentazione rappresentano un fenomeno eterogeneo nonché un rilevante problema clinico poiché determinano una condizione di malattia che può compromettere in modo significativo il benessere non solo psicologico ma anche fisico della persona che ne è affetta. Gli individui che soffrono di questi disturbi mostrano problemi a livello cognitivo, emotivo e sociale, che li ostacolano in diverse attività come andare a scuola, a lavoro, uscire con gli amici oppure avere una relazione sentimentale (Troisi, 2014). 

Sebbene i disturbi alimentari siano considerati sindromi tipiche della nostra epoca, vi sono resoconti storici che evidenziano come queste patologie fossero presenti anche in tempi lontani. La principessa Margherita D’Ungheria, ad esempio, morì nel 1200 a soli 28 anni per quella che oggi definiremmo una forma di anoressia restrittiva. Santa Caterina da Siena sembra aver sofferto invece di un’anoressia con abbuffate e condotte di eliminazione. Tuttavia la descrizione formale dell’anoressia nervosa si ha solo nel 1873 ad opera di due psichiatri, William Gull ed Ernest Charles Lasègue, che dettero a tale patologia il nome di anoressia isterica. I due medici, quasi contemporaneamente, descrissero una patologia che colpiva giovani donne ed era caratterizzata da grave perdita di peso, rifiuto del cibo, amenorrea, iperattività e passione eccessiva per l’esercizio fisico, il tutto accompagnato dalla presenza di problemi familiari (Gull, 1873; Lasègue, 1873). Successivamente Huchard ridefinì tale patologia col termine anoressia mentale, affinché fosse possibile includere, in tale etichetta diagnostica, gli emergenti casi maschili a cui non si addiceva il termine di isteria (Huchard, 1883).