Credo possano essere almeno 3 i motivi attorno a cui ruota questa rinascita
di interesse per la filosofia pratica.
1) La consunzione dei valori morali
tradizionali (rappresentata dalla metafora Nietzschiana della Morte di Dio),
dovuta essenzialmente alla decostruzione del concetto stesso di etica prodotta
dall’analisi stimolante e talvolta geniale che alcuni “maestri del sospetto”
hanno condotto, non ha messo a tacere la richiesta di senso che interpella le
nostre coscienze. E’ certo tuttavia che nel nostro tempo sono state recise in
buona parte le radici metafisiche dell’agire e il dramma che dentro tutti noi
risuona è quello espresso genialmente nei Fratelli Karamazov “Che cosa ne sarà
dell’uomo? Senza Dio e senza vita futura tutto è permesso, tutto è
lecito?”
2) Oltre alla consunzione delle morali tradizionali, nuovi problemi
grandiosi e urgenti ci incalzano per l’enorme dilatarsi del possibile che la
scienza pone nelle nostre mani e siamo spinti a chiederci fino a che punto si
debba fare tutto quello che si può fare.
3) Infine uomini e culture diverse
vivono sempre più a stretto contatto, con visioni del mondo sovente
inconciliabili e irriducibili ad una sintesi condivisa. Il bene degli uni non
coincide con il bene degli altri e diviene difficile trovare modelli normativi
condivisi e talvolta persino vicendevolmente tollerabili.
L’etica ha natura
discorsiva e razionale, cerca cioè di motivare con argomenti logicamente
accettabili l’area del possibile e di valutare le dimensioni
dell’intenzionalità. Come abbiamo visto la parola “etica” trova la sua radice
etimologica in èthos che significa costume, abitudine, comportamento derivante
dal luogo in cui si abita. Vi è dunque un nesso tra azioni e regole della
comunità di appartenenza anche se oggi tendiamo a dare alla parola etica un
senso più ampio, una dimensione che pretendiamo abbia valenza universale e
necessaria.
Prima di proseguire vorrei ricordare che, ovviamente, non ogni
agito è rilevante sul piano etico. Ad esempio se si decide di mangiare o di bere
solitamente possiamo ritenere queste azioni irrilevanti sul piano etico ma, se
si sceglie di non mangiare, al fine di lasciarsi morire, è evidente che ciò
assume una rilevanza etica. Quindi si intuisce che non è tanto l’azione ad
interessare le nostre riflessioni quanto l’intenzionalità che la supporta e la
guida.
Inoltre, un’altra importante distinzione, in parte scontata ma
comunque necessaria, è che il “bene” e “bravo” in ambito tecnico non
necessariamente coincidono con il “bene” e “bravo” in ambito etico.
Etica
Perchè è ancora e sempre importante la riflessione etica?
Pubblicato il 04 gennaio 2013 in Etica e bioetica.
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Tags: etica, morale, valori