Eutanasia nuove frontiere

Nuove dimensioni del morire
Pubblicato il 30 marzo 2013 in Etica e bioetica.

Mentre un tempo la morte si presentava come qualcosa di improvviso, rapido e doloroso (poiché le capacità di diagnosticare e di contrastare efficacemente la malattia erano scarse) oggi siamo in grado di prevedere con largo anticipo molti eventi pericolosi per la salute formulando diagnosi e attivando processi terapeutici in grado di prolungare di molto lo stato di malattia. Si è così enormemente dilatato il processo del morire e i tempi del commiato si sono artificialmente estesi.
A questo punto è indispensabile precisare la distinzione tra suicidio, suicidio assistito ed eutanasia.

• Il suicidio è la morte che il soggetto si procura da solo;
• il suicido assistito è compiuto direttamente dal soggetto ma i mezzi e le condizioni per compierlo sono stati messi a disposizione da altri;
• l’eutanasia è invece la morte causata dall’azione (intervento o mancato intervento) di un’altra persona.
Nel terzo caso, dallo specificarsi del tipo di azione, si avranno due tipologie di eutanasia assolutamente diverse nelle modalità e di conseguenza nella liceità che viene riconosciuta loro nella nostra società.




Commenti degli utenti:

Eutansia: tentativo di classificazione Pubblicato il 01 luglio 2013 alle 15:07
Lorenzo Paudice
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Se non ho capito male le due tipologie di eutanasia cui fa riferimento sono quelle tradizionalmente definite come attiva e passiva, consistenti appunto, rispettivamente, in un intervento attivo nel causare la morte del paziente (ad es., attraverso un'iniezione letale) e nell'omissione di trattamenti diretti ad evitare tale morte(non intervento: ad es. mancata somministrazione di un farmaco salvavita). Distinzione classica corrispondente in linea di principio a quella tra uccidere e lasciar morire, la cui portata etica è stata peraltro notoriamente contestata - con argomenti altrettanto classici e, a mio parere, definitivi - da James Rachels nel suo celebre articolo 'Active and Passive Euthanasia'(1975). A questa classificazione delle procedure eutanasiche è possibile sovrapporne almeno un'altra, ovvero quella determinata dal grado maggiore o minore di consenso ad esse da parte del paziente stesso: si parlerà così di eutanasia volontaria quando essa sia stata richiesta direttamente da quest'ultimo nel pieno possesso ed esercizio delle sue facoltà mentali e decisionali, e di eutanasia non-volontaria in tutti gli altri casi. L'autanasia non-volontaria potrà poi essere tale perché effettuata contro la volontà del paziente (eventualità che non solleva questioni etiche in quanto equivalente nè più né meno ad un omicidio e, come tale, sempre condannabile moralmente) oppure perché in quest'ultimo è assente la stessa capacità di volere (si pensi agli infanti anencefalici o agli individui in stato vegetativo permanente).

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Tags: suicidio, eutanasia
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