Esiste anche un desiderio che vede la capacità di insistere, di permanere su un certo oggetto rendendolo insostituibile. Questo è ciò che chiamiamo amore, che ci regala l’insostituibilità di una persona, di un luogo ecc. quando cioè sottraiamo qualcosa o qualcuno alla catena di montaggio dei rimandi infiniti del desiderio nichilistico e, ponendolo al centro del nostro universo affettivo, lo facciamo parte della nostra vita.
In realtà nel nostro mondo fatichiamo ad accettare l’insostituibilità di qualcuno e anche in ambito clinico lo vediamo chiaramente, nella incapacità di permanere o quantomeno di sostare nella dimensione dolorosa del Lutto o della perdita amorosa. Si va dal medico e si chiede un farmaco perché non accettiamo di rimanere nella sofferenza e auspichiamo di saper ricondurre anche l’amore alla dimensione nichilistica del desiderio considerando positivo e auspicabile saper sostituire un grande oggetto d’amore nel più breve tempo possibile, sapendolo follemente ricondurre alla catena di montaggio.
Ci viene richiesto di ricondurre al rango di desiderio nichilistico, anche quei tesori preziosi e rari che si sono elevati al rango di desiderio profondo e stabile, di amore.
Forse davvero non si capisce che essi costituiscono la cifra autentica della maturazione individuale e della capacità di stare pienamente dentro il flusso vitale non come bulimici nevrotici e insoddisfatti, ma come umani capaci di amare in modo pieno e intenso.
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