Possiamo definire la memoria come la capacità di acquisire informazioni e di conservarle. E’ una funzione altamente adattiva ed è, perciò, una proprietà fondamentale degli esseri viventi, che permette loro di selezionare il proprio comportamento sulla base delle esperienze passate.
Osservando più da vicino il problema ci rendiamo conto che è opportuno suddividere questa complessa e poliedrica funzione in sottoparti che risultano piuttosto autonome le une dalle altre. E’ evidente, ad esempio, che costituisce un ambito completamente diverso il ricordare una frase o un ragionamento dall’acquisire una competenza motoria come l’andare in bicicletta.
Inoltre il problema presenta livelli di analisi diversi e ordinati gerarchicamente come, d’altra parte, molti altri rapporti corpo-mente.
Il fenomeno memoria è certamente connesso ad eventi molecolari che modificano aspetti intimi dei neuroni (livello biochimico) ma ciò accade in aree ed in circuiti cerebrali ben precisi (livello anatomico) e l’indagine, a questo livello, riguarda i nuclei ed i circuiti all’interno dei quali queste modifiche hanno luogo.
Vi è infine un livello ancora più ampio (livello psicologico) che riguarda le interazioni emotive che permettono ad un ricordo di fissarsi con più o meno forza e di evocare, associativamente, altri particolari che formano dentro di noi una atmosfera, una patina di nostalgia, una magia che rende unica e non trasmissibile l’esperienza soggettiva e che costituisce la ricchezza irripetibile di ogni individualità.
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