Fra i disturbi alimentari tipici dell’adolescenza, quello che preoccupa maggiormente clinici e genitori è senza dubbio l’anoressia nervosa (Martinetti, 2007), in quanto è il disturbo che si associa, più di tutti gli altri, ad un gran numero di condizioni patologiche e ad elevati tassi di mortalità (Steinhanunsen, 2002). Gli studi realizzati per identificare i fattori responsabili degli alti tassi di mortalità tra i pazienti che soffrono di questa patologia riportano due principali cause: il suicidio e le complicazioni mediche derivanti dallo stato di malnutrizione.
La caratteristica principale dell’anoressia nervosa è la magrezza causata da un comportamento alimentare volontariamente finalizzato alla perdita di peso o al mantenimento di un peso inferiore a quello che l’individuo dovrebbe avere tenendo in considerazione il sesso, l’altezza e l’età (Troisi, 2014).
Da un punto di vista etimologico il termine anoressia deriva dalla parola latina anorexia che significa letteralmente perdita dell’appetito. Tale termine, tuttavia, è inappropriato in quanto le persone affette da questa patologia hanno in realtà fame, vorrebbero mangiare, ma si rifiutano di farlo per paura di ingrassare; nelle donne questa paura di ingrassare è rivolta soprattutto a quelle zone, come le cosce e i glutei, che rappresentano fisiologicamente le sedi di deposito adiposo nel corpo femminile (Troisi, 2014). La magrezza patologica è accompagnata da una distorsione percettiva circa il proprio peso e la propria immagine corporea e dall’importanza eccessiva che questi assumono nella valutazione che l’individuo ha di se stesso (APA, 2013). Le donne affette da tale patologia soffrono di amenorrea, ovvero di assenza o di irregolarità del ciclo mestruale. Tuttavia le ricerche effettuate negli ultimi anni hanno evidenziato che la presenza o assenza di amenorrea non è un indicatore affidabile per distinguere le persone che soddisfano i criteri necessari per la diagnosi di anoressia nervosa da quelle che non lo soddisfano (Attia & Roberto, 2009). Il DSM-5 distingue inoltre due tipi di anoressia: il sottotipo con restrizioni e quello con abbuffate e/o condotte di eliminazione. Nel primo tipo l’alimentazione è ipocalorica, il soggetto evita regolarmente tutti i cibi che fanno ingrassare e spesso accompagna alla restrizione alimentare, uno strenuo esercizio fisico. È frequente infatti vedere queste pazienti, che non riescono a stare mai ferme, né per leggere, né per scrivere, salire e scendere le scale di casa, tutto per perdere qualche caloria in più. Il sottotipo con abbuffate e/o condotte di eliminazione si caratterizza invece per un comportamento alimentare contraddistinto dall’alternanza e dalla combinazione di episodi di iperalimentazione, le cosiddette abbuffate, e di strategie compensative come il vomito autoindotto o l’assunzione di lassativi e diuretici, con lo scopo di eliminare dal proprio corpo il, seppur limitato, quantitativo calorico.