Al tempo del Covid
Questo nostro tempo scandito dalla pandemia ha costretto tutti noi a sperimentare quell’etica del viandante che caratterizza l’attualità e ci invita ad approcciare i nostri ragazzi nei licei e nelle università secondo una pedagogia che si allontani da una dimensione puramente catechetica, per riscoprire e rivalutare percorsi dialogici e interroganti ove prevalga l’inquietudine della domanda sulle rassicurazioni tacitanti delle risposte.
In questo scenario il non sapere, l’incertezza teoretica e pratica, possono diventare non domande senza risposta, ma fruttifera ricerca di senso e argine rispetto ad ogni potenziale deriva mortifera del nichilismo.
Siamo nel tempo dell’evaporazione della figura del padre e, correlativamente, dell’insofferenza che molti giovani sentono per ogni limite, sovente agiti da una regressione narcisistica verso un senso di delirante onnipotenza. Il trauma COVID ci ha bruscamente risvegliati da questo sogno, riportandoci con i piedi per terra, nella consapevolezza brutale dei nostri limiti. Come sappiamo solo allontanandoci dall’onnipotenza infantile possiamo aprirci ad una dimensione matura e fattiva dell’essere e del fare, anche in rapporto alle enormi difficoltà che ci attendono.
Dobbiamo così ricordare ai nostri giovani ma anche a noi stessi, con un filo di orgoglio, che dall’immane catastrofe siamo stati drammaticamente investiti ma non travolti e che il futuro, tutto da scrivere, è nelle nostre mani. Alziamoci!