Chi compie atti violenti in modo impulsivo (serial killer disorganizzati) agisce ignorando i segnali di pericolo a causa di un deficit del controllo delle emozioni. Al contrario il crimine del serial killer organizzato ha bisogno di una corteccia prefrontale intatta, perché la pianificazione a lungo termine del crimine richiede processi decisionali complessi.
Quando si combinano fattori di rischio psicosociale (carenze gravi nella relazioni madre-figlio, abusi, maltrattamenti, abbandono o presenza saltuaria e incerta delle figure genitoriali, accesa conflittualità intra-familiare) con aspetti biologici (innati o traumatici) si può avere una miscela esplosiva.
Tuttavia giova ricordare che i comportamenti dei S.K., in modo particolare di quelli “organizzati” evidenziano più un atteggiamento predatorio che una cieca forma di rabbia e aggressività.
I serial killer sono per poco meno del 90% di sesso maschile.
L’omicidio seriale si verifica principalmente nei paesi più industrializzati del mondo.
Fra le donne serial killer più celebri si possono ricordare Aileen Wuornos, Myra Hindley (e il suo amante Ian Brady), Elizabeth Bathory e Leonarda Cianciulli (la “saponificatrice di Correggio” morta nel 1970 nel manicomio criminale). Di un certo interesse è il fatto che le serial killers uccidano prevalentemente per ragioni personali o per interesse.