II termine sublimazione, evoca, ad un tempo, la categoria del sublime, usata soprattutto nel campo dell’estetica (si ricordi l’uso che ne fa Kant nella “Critica del Giudizio”) per designare una rappresentazione smisuratamente grande o potente, che suggerisce al nostro spirito, dopo lo sconcerto iniziale, un’idea di elevatezza, e la parola sublimazione, utilizzata in chimica, per designare il procedimento che fa passare un corpo, direttamente, dallo stato solido allo stato gassoso.
Freud ricorre a questo concetto per spiegare, da un punto di vista economico e dinamico, certi tipi di attività sostenute da un desiderio che non è manifestamente rivolto verso una meta sessuale come, ad esempio, la creazione artistica, l’indagine intellettuale, e in generale le attività più elevate dello spirito umano cui la società attribuisce, in genere, grande valore.
La spinta originaria verso queste attività è rinvenuta da Freud in una trasformazione delle pulsioni sessuali: « La pulsione sessuale mette a disposizione del lavoro culturale delle quantità di energia estremamente grandi; e ciò è dovuto alla peculiarità particolarmente accentuata in essa di poter spostare la sua meta senza ridurre sensibilmente la propria intensità. Questa capacità di scambiare la meta sessuale originaria con un’altra meta che non è più sessuale, ma è psichicamente imparentata con la prima, viene chiamata capacità di sublimazione »………………………………………
Di particolare rilievo è l’ipotesi che la sublimazione riguardi elettivamente le pulsioni parziali che non riescono a integrarsi nella forma definitiva della genitalità : « Le forze utilizzabili per il lavoro culturale provengono quindi in gran parte dalla repressione dei cosiddetti elementi pervertiti dell’eccitazione sessuale ».
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