Si può, con Watzlawick, definire il paradosso come una contraddizione insolubile che deriva da una deduzione corretta tratta a partire da premesse coerenti.
Esistono paradossi linguistici solo apparenti dove l’effetto è ottenuto grazie all’inserimento di una fallacia intenzionale nascosta nel ragionamento.
Es. Massimo, Giovanni e Claudio vanno assieme a mangiare la pizza. Vogliono spendere poco e partono di casa con 10 euro ciascuno. Finita la pizza e bevuto il caffè si alzano e chiedono il conto che risulta essere di 30 euro. Pagano e se ne vanno.
Il proprietario però appena sono usciti, rifatto rapidamente il conto a mente, ritiene di aver chiesto troppo ai giovani amici e decide di restituire loro 5 euro. Consegna 5 monete da 1 euro ad un cameriere, dicendogli di uscire e di restituirle ai clienti. Raggiunti i tre giovani il cameriere consegna a Massimo le 5 monete con le scuse della direzione per l’errore. Massimo un po’ imbarazzato sia per il divertente inseguimento che per la gentilezza del cameriere, in difficoltà a dividere per 3 i 5 euro avuti indietro, decide di consegnare 1 euro ad ognuno degli amici e i restanti due euro vengono lasciati di mancia al cameriere.
Prima di rincasare però Massimo è preso da un dubbio di cui fa partecipi Giovanni e Claudio.
Dice:
“Non capisco i conti non tornano. Ognuno di noi aveva 10 euro e adesso ne ha uno, quindi ognuno di noi ha certamente speso 9 euro. Siamo in 3, dunque 3 per 9 fa 27, più 2 euro che abbiamo lasciato al cameriere fa 29 e 1 euro dei trenta iniziali dove è finito?”
Vi sono poi dei “paradossi veri” (o perlomeno temporaneamente veri, in un certo periodo storico) prodotti all’interno di diversi sistemi logici.
Es. Zenone ( Achille e la tartaruga)
Es. A dice che B mente sempre mentre B sostiene che A dice sempre la verità.
Sapresti stabilire con certezza chi dei due mente e chi dice la verità?