Probabilmente il grande successo dei reality è da attribuire proprio al fatto che queste trasmissioni, a cui si può accedere senza bisogno di alcuna competenza, permettono con più facilità l’accesso di chiunque al sogno, con il passaggio da sentimenti di impotenza a sensazioni di onnipotenza e di esaltazione, anche se solo temporanei (per i partecipanti) o immaginari (per gli spettatori).

Secondo studi condotti dallo psicologo americano James Houran i soggetti che mostrano un forte legame con personaggi famosi sembrano avere molte difficoltà rispetto alla media nello stabilire soddisfacenti relazioni sociali e hanno spesso grossi problemi di autostima. A questi problemi tenterebbero di porre rimedio rapportandosi ad una propria immagine idealizzata e vincente che possa sfuggire ad ogni umiliante e inaccettabile ridimensionamento (pensiamo al fenomeno degli ultras nel calcio).  

Resta aperta l’ipotesi che questa tendenza all’idolatria non sempre sia l’effetto di questi disturbi ma in alcuni casi ne sia la causa o almeno la concausa!

La mania per personaggi famosi di qualunque tipo potrebbe interferire con la capacità di relazionarsi con persone ritenute, in quanto “normali” e non famose, inferiori, non degne di interesse, rimanendo ancorati ad una appartenenza (tutta fantasmatica) ad un mondo che non è il nostro e con cui, in realtà, non è possibile interagire.

In altri casi, particolarmente per le donne ma talvolta anche nel rapporto che gli uomini hanno verso l’altro sesso, questo rapporto patologico con qualche personaggio famoso può essere vissuto come il riscatto, tramite un meccanismo di identificazione proiettiva, con una corporeità altra, aliena, plastificata mentre la vera corporeità risulta sempre più umiliata, sempre meno accettata e vissuta.